Ride il folle del silenzio padrone,
del silenzio custode.
Ridiamo tutti in questo giorno fausto!
Ridiamo e beviamo sulle nostre miserie!
Tanto non spariranno, meglio assopirle,
meglio assopirsi,
magari per sempre!
Quante illusioni nutrono il seme della follia!
Il sorriso è la maschera del pianto,
perché nessuno è felice:
“come sono felice!” , disse il bugiardo al Re,
e il re, uomo illuminato, gli tagliò la testa
congelando per sempre quel sorriso.
Ero una bussola funzionante,
sognavo il magnetismo terrestre
descrivendomi una rotta, una direzione.
Mi sono perso!
Meglio riderci su,
fino alle lacrime!
Interessante sapere la rotta per il limbo!
Tanto nel limbo non ci sono strade!
Di che mi preoccupo,
trovo una palude e mi ci immergo,
con un po’ di fortuna è fatta di birra!
Quanto è simpatica la mia maschera!
“posso indossare la maschera?” , disse l’attore al Re,
e il Re, uomo illuminato, gli tagliò la testa
e vi applicò la maschera.
Sono il volo 11 in avaria,
meglio aspettare lo schianto,
sarà rapido e indolore!
Il copilota mi guarda,
non sa che fare,
gli chiedo aiuto!
Ironia della sorte,
il copilota sono io,
non si può pilotare
un aereo da soli,
meglio in due,
cosa importa,
ormai è tardi
e il suolo è vicino!
Tic tac, stona l’orologio!
“tic tac tic tac, non si ferma, non si ferma!” , disse il vecchio al Re,
e il Re, uomo illuminato, gli tagliò la testa,
per porre fine alla sue sofferenze.
L’apatia scioglie il confine tra il riso e il pianto,
tra il sonno e la veglia, il lavoro e il riposo,
la vita, l’amore e la morte!
Sono l’eremita intrappolato da se stesso,
o sono l’eremita escluso dal mondo?
Ansiogeno il gene genitore di geni degeneri!
Ansia gustosa come caramello,
avvolge, appiccica, ingrassa,
incolla i piedi a terra, non mi muovo,
intorno, dentro, fuori niente,
e allora chi si muove?
O chi si muore?
Picchia il martello,
picchiato picchiatello,
folle e senza pietà
ti mette in faccia la verità!
Sangue incrostato
decadente, gotico e malato
fluisce e mi abbandona,
rotolo nel letto senza pace!
“vedi ciò che io vedo?” , disse il folle al Re,
e il Re, uomo illuminato, gli tagliò la testa,
ma gurdò senza vedere e diventò pazzo!
Ero un telescopio,
ora ho lenti sfocate
e gli specchi che riflettevano luci lontane
sono girati verso me,
autointrappolato, mi vedo decadere!
Trappola d’argento,
freddo…freddo…freddo…
stringe il petto,
blocca il respiro,
lento…
assopito…
letargo imposto…
legato mani e piedi…
mi invischio…
non ne esco…
aumenta l’ansia…
morto…
non riesco a rinascere…
Silenzio e solitudine
non mi fanno forte
e sono il mio destino,
niente cambia!
Probabilità di riuscita
talmente bassa,
approssimabile alla non esistenza!
Chimica,
reazioni talmente lente,
che in tempi umani
non avvengono!
Inutile aspettare,
inutile cercare,
torna l’apatia,
una coltre di neve
mi copre la testa,
gela il cuore!
Tutto è in decadenza
e vedo il mio castello crollare.
Impotente mi rendo conto che è inutile lottare,
forse sopravvivere,
come un pellegrino senza dimora!
Ogni giorno deludo,
mi deludo,
sono deluso,
stanco di tirare e forzare processi impossibili!
Un cane assassino,
rosso di sangue, morde,
logora e stritola
con possenti mascelle
irte di denti aguzzi.
Mordi bestiola gentile,
ma mordi fino alla fine!
Silenzio che nessuno può comprendere,
il tempo non passa mai.
Chiuso in una camera ostile
parlo con il cursore di uno schermo,
che ipnotico ha sete delle mie parole,
ma non risponde!
Immobile fisso ragni
costruire ragnatele sulle mie idee,
anche il Re illuminato
è impazzito!
Brilla pure piccola stella,
ma non riesco a vedere!
Sono il volo 11 in avaria,
in attesa dello schianto…